I testi antologizzati nel presente volume appartengono al periodo di massima fioritura (1911-1933) della scuola fenomenologica e sono accomunati dall’esigenza di descrivere la “regione ontologica” della persona, in ciò ispirandosi ai principi husserliani della fedeltà alle cose stesse e del rispetto per il loro stile di trascendenza. Secondo questa prospettiva, e contro il dogma cartesiano della trasparenza, ciò che appare o conosco di me non è che una manifestazione – inadeguata seppure essenziale – di me stesso, e la mia individualità personale prosegue anche laddove non sono presente alla coscienza. Questa raccolta, dunque, ha il merito di illustrare il contributo della fenomenologia al dibattito contemporaneo sullo statuto della persona e sull’identità: suo scopo precipuo è quello di portare alla luce l’essenza della soggettività, cogliendola nel nostro essere dati a noi stessi come centri di azioni e di passioni, come soggetti di esperienza che si vivono anzitutto in prima persona. In particolare, Pfänder mostra come la dinamica del volere non vada assunta nei termini di una causazione di eventi interni al flusso di coscienza da parte di eventi esterni, bensì come l’atto di un io-centro che si determina liberamente ad agire – o meno – nelle direzioni profilate dai motivi formatisi attraverso l’“ascolto interiore” delle esigenze poste dai fenomeni o delle tendenze che hanno suscitato in noi. Von Hildebrand non solo distingue tra la conoscenza puramente intellettuale ed il sentimento dei valori, indicando nel secondo il fondamento del primo, ma intende anche rivelare la corrispondenza sussistente tra il vivere assiologico ed i livelli d’essere della persona, tra il grado di comprensione del valore e gli atteggiamenti fondamentali del soggetto. Geiger, dal canto suo, portando avanti la posizione del “realismo immanente” in psicologia, sostiene che suo ambito privilegiato non sono i vissuti di coscienza, ma gli eventi reali dell’io, per cui le emozioni, il desiderare, il volere sono da considerare nei termini di azioni e prese di posizione intimamente appercepite o realizzate nel vivere dell’io, anche se non riducibili ad esso. Le pagine di Edith Stein, infine, sviluppano un’illuminante fenomenologia della vita interiore che coglie nei vissuti “egologici” attinenti alla sfera affettiva e volitiva il “luogo” in cui propriamente giunge a manifestazione l’essere individuale e si produce lo sviluppo del “carattere” a partire da un originario “nucleo della persona. La Stein riporta alla nostra attenzione la dinamica della causalità psichica e l’articolata stratificazione della vita affettiva, in cui si evidenzia lo “stile proprio personale” che colora ogni atto del soggetto e configura il suo peculiare ritmo di esistenza.