Dopo le riflessioni sulla cultura del narcisismo, sull”io minimo” e sull”idea di progresso, giunge in Italia la traduzione di una raccolta postuma di saggi, che costituiscono un ulteriore approfondimento di temi già affrontati ne Il Paradiso in terra. Si tratta di esercizi di critica sociale – “l”unica forma di attività intellettuale che potrebbe oggi minacciare seriamente lo status quo e l”unica che non goda di prestigio accademico” – che prendono ad oggetto polemico lo stile culturale e le concrete forme di vita quotidiana di élite politiche e culturali portatrici di “una visione turistica del mondo”. Quella che è stata definita la classe degli analisti simbolici è, secondo lo storico delle idee, una élite che pratica un cosmopolitismo per pochi, che si ritrae da ogni impegno comunitario e si rinchiude in enclavi fortificate, ricche ed efficienti. La prospettiva dalla quale Lasch costruisce le sue osservazioni critiche è quella di un recupero della “tradizione di pensiero democratico (…) ormai caduta in disuso” che è da lui definita populismo, nel quale si ritrovano, originalmente rielaborate, istanze .presenti in pensatori differenti, da Dewey a Wright Mills, da Galbraith a Marcuse. Si scorgono qui gli esiti di un percorso che, iniziato su posizioni radical, ha visto un profondo ripensamento nel corso degli anni sessanta, approdando a posizioni in buona parte accostabili al comunitarismo (Walzer), per quanto anche di quest”ultimo Lasch critichi l”accademismo che spesso lo caratterizza, contrapponendo ad un””etica della compassione” un””etica del rispetto”, la quale “presuppone l”esercizio di un giudizio discriminatorio, non l”accettazione indiscriminata”. A partire da una risposta “forte” a quella che egli giudica le ambiguità dei comunitaristi – “le divisioni reali sono ancora quelle di classe” – egli denuncia l”abbandono dell”ideale democratico come “sforzo per innalzare il livello generale di competenza”, di società democratica come “comunità capaci di autogoverno”, a favore di una visione riduzionista dello stesso, la meritocrazia, in quanto esito verso il quale si orienta una nuova classe sociale autodefinitasi self made élite. Un esito che si caratterizza per ciò che Lasch definisce l””insularità” delle classi parlanti”, cioè per l”assenza di un confronto politico pubblico aperto, ed un suo avvitamento ideologico su se stesso, privo di contatto con la realtà. Per un confronto critico si veda il lavoro di F. Noble (sua la prefazione ad una delle opere principali di quest”ultimo, America by Design, tr. it. Einaudi, 1987), in E. Fano, Devoti, eretici e critici del progresso, in D.F. Noble, La questione tecnologica, Bollati Boringhieri, 1993 e gli interventi di vari autori nei numeri 71, 74 e 106 di Linea d”ombra.