La rivista, diretta da R. Brunetta e pubblicata, ogni tre mesi, a cura della Fondazione Giacomo Brodolini, è interamente edita in lingua inglese. L'ambito tematico è chiaramente sintetizzato nel sottotitolo: rivista di economia del lavoro e di relazioni industriali. Il tentativo è quello di affrontare le problematiche proprie del mondo del lavoro, cercando di non trascurare, ma anzi di mettere in evidenza le interdipendenze – e dunque le interazioni in termini di concettualizzazione formale – tra dimensioni economiche, aspetti giuridici del lavoro e relazioni industriali vere e proprie. Nel comitato editoriale sono presenti, tra gli altri, Sebastiano Brusco, Gino Giugni, Michele Salvati, Pasquale Lucio Scandizzo, Tiziano Treu. Quest'ultimo numero si apre con un articolo di A. Samorodov sulla "mobilità lavorativa in Europa come effetto dei mutamenti nell'Europa centrale e nell'Est": si tratta di un saggio che cerca di tracciare la storia delle norme internazionali e dei comportamenti politici reali degli stati, rispetto alle migrazioni lavorative, e che mette in evidenza la difficoltà di fare un lavoro sistematico in questo senso, data la scarsità di informazioni e la conseguente esigenza di doversi basare più sull'informazione giornalistica che non su dati ufficiali. A. Accornero, riprende i temi centrali della riflessione sul lavoro e sulla sua evoluzione, discutendo le tesi di studiosi quali Braverman, Dahrendorf, Coriat, Offe, Gorz, che hanno sostenuto, da prospettive tra loro differenti, l'esistenza di un graduale processo di declino del lavoro dipendente, proponendo una lettura secondo la quale il grande sommovimento in atto è da riportare alla caduta del paradigma taylor-fordista del lavoro, che aveva finora comparato non solo le immagini ma anche le culture del lavoro, e va visto come il passaggio da una 'società del alvoro' ad una 'società dei lavori'. P. Keizer si sofferma sulle istituzioni del mercato del lavoro nell'Europa occidentale, mentre G. Casale affronta questioni di tipo sindacale, mettendo in luce i dilemmi che le politiche di privatizzazione e la conseguente estensione degli interessi dei sindacati entro aree quali quelle degli investimenti, delle pianificazioni, dell'organizzazione del lavoro paiono sollevare. Altri intervenuti discutono della relazione tra la costante crescita di inegualianze retribuitive e la presenza di lavoratori qualificati sul mercato del lavoro in Gran Bretagna; delle forme di contrattazione e delle strutture salariali in Grecia; del problema della differenze occupazionali tra uomini e donne, in Olanda, e dell'importanza, per diminuirle, di un aumento del numero dei "public day care centres" per facilitare i compiti familiari.