L'espace pictural


La ricerca dell”autrice, che insegna filosofia all”Università di Amiens è principalmente rivolta allo studio della pittura, del linguaggio e della filosofia fenomenologica (cfr. tra i suoi lavori precedenti Imago Mundi, Topologie de l”art Galilée, Paris, 1986). Questo libro raccoglie diversi saggi, alcuni inediti altri già pubblicati, accomunati dal fatto di affrontare lo stesso tema: l’analisi dello spazio pittorico. Attraverso Husserl, Heidegger, Merlau-Ponty, Maldiney, Escoubas attraversa la pittura di Paolo Uccello e Piero della Francesca, di Braque, Picasso e Kandinsky, mettendo in luce come i diversi linguaggi pittorici attivi in questi artisti abbiano realizzato lo spazio in quell”interfaccia che è l”immagine dipinta. Il saggio d”apertura Ontologie de l”espace pictural introduce l”interrogazione che poi viene continuamente ripresa nel confronto con l”arte nei saggi successivi. In esso è esplicitata una concezione dello spazio non esistenziale ma topologica, che intende l”opera d”arte come pura proprietà di incorporare dei luoghi, avvenimento e apparenza. Nell”immagine, si realizza la “venuta a sé del visibile” (Merlau-Ponty) cioè l”inseparabilità di vedente e veduto, la messa in opera della manifestazione come attestazione di aisthesis ed energeia. Abbandonata dunque la nozione di rappresentazione/riproduzione della voluminosità, la pittura non si costituisce come un lavoro di determinazione obbiettivante, bensì come modo d”essere del topos, instaurazione di corporalità, “instauration de corps comme evenementes”. In questo modo la pittura sovverte il realismo e si pone come una rilettura fenomenologica della categoria di realtà, un forma di epochè, husserlianamente concepita nei termini di una “messa fuori circuito delle condizioni empiriche”, gesto inaugurale e rinnovabile alternativo alla mathesis universalis. Se la pittura dipinge le condizioni della visibilità, questo è compiuto secondo modalità storiche che vanno dall”assemblaggio di unità di apparenza su una terra-suolo immobile, tipico dell”arte del quattrocento, allo spazio astratto di Kandinsky. Lo spazio inaugurato dall”artista russo (e non solo da lui), come afferma la Escoubas analizzando il suo scritto Punto linea superfice (1922-33), non è fiction, ma composizione di elementi prepotentemente vitali, dove ad esempio il punto inteso in modo non geometrico è forma (“la plus petite”) fatta di tensione e calma, mentre la linea astratta, incommensurabile alla linea come contorno, sorge da “un prima” che non é limite ma pura forza.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 1995
Recensito da
Anno recensione 1996
Comune Fougéres-La Versanne
Pagine 183
Editore