Di fronte alla forbice tra un individualismo narcisista e un comunitarismo regressivo, cioè di fronte alla distanza tra un?assenza di pathos che corrode il legame sociale e un suo eccesso che lo ricostituisce in forme distorte, emerge la necessità di ripensare le forme dell?essere-in-comune capaci di riattivare la partecipazione alla vita pubblica. Elena Pulcini ripercorre così i contributi dei pensatori che hanno seguito la formazione dell?individuo nel moderno (Montaigne, Rousseau, Tocqueville, Weber, Bataille, Mauss) per interrogarsi sull?effettiva ?esistenza di passioni non riconducibili al paradigma utilitaristico, sulla presenza di passioni comunitarie in cui l?altro sia costitutivo della stessa identità dell?Io, necessario per la costruzione del suo universo di senso? (p. 18). Seguendo l?evoluzione delle società occidentali che hanno visto affermarsi il primato della tecnica e della democrazia, si assiste al passaggio da un Io progettuale, competitivo e capace di autocontrollo, a un Io desiderante, ipertrofico e al tempo stesso vuoto, illimitato e privo di scopo, che corrisponde all?immagine di Narciso ? pensata per primo da Rousseau come modello di socialità in cui la liberazione dalle passioni non è il presupposto di un legame sociale più autentico, ma la meta finale di un Io che non aspira a realizzare una felicità comune ? la cui passione acquisitiva si converte in ansiosa ricerca di appagamento mai soddisfatto, in illimitata spirale di desideri senza oggetto. In tale quadro la figura dell?altro subisce un processo di erosione che trasforma il conflitto in indifferenza e produce lo svuotamento della relazione sociale. In questa società della disaffezione riaffiora però un desiderio di appartenenza e un desiderio di comunità cui occorre rispondere. Si apre dunque la possibilità di rintracciare, a livello antropologico, passioni alternative a quelle peculiari del paradigma utilitaristico, nelle quali emerge la tensione comunitaria. La sfida consiste nel supporre che gli uomini non siano motivati solo dall?interesse, ma anche da una serie di motivazioni (generosità e amicizia) che fanno del legame sociale il fine stesso dell?azione. Per questo motivo diventa importante la ?scoperta? del dono di Mauss: il dono obbliga, in quanto implica una risposta dell?altro che è resa ancora più vincolante dal fatto che non è imposta da alcuna costrizione. Il dono richiede l?espressione di una scelta che è rivelatrice di una pulsione che si riattiva: la passione del dono si traduce nel desiderio di ristabilire un contatto con l?altro, di rovesciare il dovere verso l?altro in desiderio dell?altro.