In questo ponderoso lavoro Idel ricostruisce una serie di casi nei quali l’esperienza mistica si è trovata al cuore dell’autocoscienza messianica. Ne scaturisce una storia che prende le mosse dai contesti cabbalistico-estatici del XIII secolo e, passando per un’analisi del movimento sabbatiano nel XVII secolo, si spinge poi nel cuore della modernità, discutendo tanto la cultura chassidica quanto le esperienze dei Lubavitch. L’ampiezza dell’orizzonte storico trova un corrispettivo nella varietà dei registri tematici che l’autore assegna al misticismo messianico nella sua “attività redentiva”. La dimensione estatica ruotante intorno all’itinerario di perfezione non è infatti l’unica forma in cui si è espresso tale atteggiamento. Estremamente prolifica ne è anche la variante teosofico-teurgica, fondata sulla nozione di “adempimento dei comandamenti”, così come significative sono le tecniche elaborate dai cabbalisti per causare mutamenti nell’ordine naturale. Si tratta di ciò che l’autore definisce “policromatismo sincronico”, per indicare la necessità di mettere in rilievo la molteplicità di concetti ed eventi messianici organizzandoli in strutture tipologiche unitarie capaci al contempo di offrirne un’analisi diacronica.
Proprio perché estremamente sensibile alla definizione di modelli teorici, il lavoro di Idel costituisce un importante contributo alla riflessione metodologica e alla coscienza storiografica, secondo linee non limitabili all’ambito degli studi giudaici, ma tali da investire il complesso della storia delle religioni. La visualizzazione stessa di nessi storicamente solidi tra misticismo e messianismo è frutto di un ripensamento della tradizione di studi inaugurata da Gershom Scholem, che legava l’esperienza messianica a manifestazioni pubbliche, comunitarie – comunque esteriori – e che riconduceva la genesi della coscienza messianica a contesti “traumatico-storici” nei quali la percezione di una catastrofe apriva la strada a prospettive redentive. Trasformando lo schema di Scholem – e soprattutto la sua applicazione convenzionale operata dalla scuola scholemiana – Idel intende recuperare la “visione esistenziale” sottesa alla comparsa di fenomeni messianici e quindi provare ad accedere alla “redenzione privata”, sepolta in materiali autobiografici ed esperienze interiori, che ha messo in moto l’apparizione dei Messia. Questo orientamento implicitamente anti-storicistico conduce Idel all’adozione di un metodo fenomenologico che dia spazio alla dimensione psicologica. Frutti documentari e storiografici ne sono la valutazione dei significati messianici del pensiero cabbalistico, oltre che l’analisi degli intrecci tra messianismo ebraico, spiritualismo cristiano e assorbimento ebraico di idee filosofiche greche nella loro versione medievale.