Restituire al liberalismo la sua originaria valenza normativa, questo è l’ambizioso obiettivo dell’opera di Holmes. Liberare la teoria politica liberale da una serie di luoghi comuni che viziano sia l’interpretazione dei più classici fra gli autori liberali, sia l’attuale dibattito teorico politico fra sostenitori delle libertà individuali e fautori delle virtù repubblicane o dello stato sociale. Già a partire dall’introduzione, Holmes spiazza il lettore abituato a categorie consolidate del pensiero liberale con una serie di enunciati paradossali, ed aumenta la sensazione di disorientamento dedicando due interessanti capitoli all’opera di autori come Hobbes e Bodin, certamente non catalogabili fra i più ardenti sostenitori del costituzionalismo liberale. Nell’elaborazione di Holmes, un forte stato sovrano diviene il principale requisito per l’esercizio delle libertà individuali; i limiti costituzionali diventano un prezioso strumento per il rafforzamento dell’autorità dello stato; l’interesse individuale viene nobilitato in quanto istanza democratica, la ragione assume il ruolo di limite alle passioni sfrenate che il perseguimento dell’interesse potrebbe scatenare; lo stato sociale, o più in generale l’idea della redistribuzione della ricchezza, trova piena legittimità nel liberalismo correttamente inteso come dottrina della possibile realizzazione individuale. Affermazioni che vengono largamente confermate da una profonda rilettura dei classici del pensiero politico liberale, riscoprendo nei testi di Hume, Smith e Mill quelle aspirazioni ideali che nel corso dei secoli si sono isterilite in una interpretazione economicistica dell’interesse individuale, un riduzionismo motivazionale che certo non apparteneva ad autori che avevano ben presente il ruolo giocato dalle passioni e dagli affetti nell’agire umano, e che attribuivano alla collettività il compito di garantire, per tutti, le condizioni minime per raggiungere la propria autonomia individuale. Holmes ci presenta quindi il liberalismo come un’aspirazione ideale, uno stimolo a perseguire una sempre più larga realizzazione dei diritti individuali, di fatto ora negati da una disuguaglianza economica spropositata che influisce sulle diverse possibilità di accesso alle fonti di informazione e al sistema giudiziario, e non ultimo quello politico. Caratteristiche, queste, non compatibili con un regime che si voglia definire pienamente liberale.