Questo numero (doppio) curato da Sandra Cavicchioli, si occupa di un tema che solo di recente è diventato oggetto di studi semiotici: la spazialità. Come spiegato dalla curatrice (cfr. Spazialità e semiotica: percorsi per una mappa) la semiotica si è occupata dello spazio dal momento in cui si è interessata della problematica della percezione e del punto di vista, superando il suo atavico monointeresse verso la descrizione e remore culturali come la distinzione di Lessing fra arti dello spazio e arti del tempo. Gli scritti qui riuniti propongono una gamma ampia di teorie e una pluralità di livelli di lettura che dipanano la complessità dell”argomento. In essi lo spazio, presenza pervasiva e impegnativa da decodificare e ricostituire riflessivamente, non è visto come un dato a priori, ma come qualcosa che viene costruito attivamente dal soggetto. In questo modo non è privilegiata la connessione vistaspazio, ma una concezione costruttivista che vede coinvolti tutti i sensi, l’azione, la corporeità intera. Un approccio, cioè, strettamente legato a Merleau-Ponty e a fondamentali concezioni come quella di “schema corporeo” contenuta in Fenomenologia della percezione. Il contributo di Landowski interpreta la spazializzazione come processo di presentificazione: ogni ricerca di sé contiene sia la nascita della temporalità attraverso l”intersoggettività, sia la localizzazione del mondo. Il percorso che contiene la costruzione di sé e la effettiva contemporanea presenza del mondo è il viaggio. Inversamente, in assenza di viaggio, si può scegliere di essere “confermati” abbracciando una visione del mondo bell’e pronta, da riportare intatta fino alla fine del percorso o si può fare parrocchia come nelle angosce campaniliste di questo fine millennio, attivando così un altro tipo di localizzazione. L”intento dell”autore è, a partire da queste premesse, attraverso frammenti letterari o semplici narrazioni, di mettere a punto una semiotica della presenza (cfr. Stati di luoghi). Magli affronta un tema strettamente legato alla percezione che abbiamo del nostro corpo, il rapporto di volto e paesaggio, della trasfigurazione del primo nel secondo e viceversa, ponendo il problema dei legami fra processi di metaforizzazione linguistica e essere (cfr. Visus amoenus: il volto e il paesaggio). Prandi (cfr. The Concept of Space and Time in Peirce in the Light of the Three Categories) analizza il percorso epistemologico che ha compiuto Peirce nel pensare filosoficamente lo spazio e il rapporto soggetto/oggetto. Gli altri scritti sono di Bertrand, Violi, Pezzini, Marsciani, Valenti, Socco e Wolf.