In questo testo – pubblicato clandestinamente nella Cecoslovacchia sovietica del 1975 – Patocka intende analizzare gli esiti della cultura filosofica e politica occidentale a partire dalla contraddittorietà delle vicende novecentesche, che sono state, allo stesso tempo, l’epilogo della modernità e l’inizio della globalizzazione, l’epoca dell’emancipazione e il secolo dei totalitarismi. In primo luogo Patocka mira a illuminare le ragioni del fallimento delle grandi narrazioni (e qui il discorso vale per il marxismo come per il liberalismo, per il positivismo come per la fenomenologia) che hanno cercato di dare agli avvenimenti della modernità un rassicurante senso complessivo: il regno della libertà, le pratiche di emancipazione, la realizzazione del progresso e del benessere. L’Autore non si limita tuttavia alla decostruzione delle ortodossie filosofiche e politiche contemporanee perché offre alcune chiavi di lettura "in positivo" utili a ricostruire una sfera pubblica dopo le tragedie del nichilismo politico. Tra queste chiavi, la più importante consiste nella relazione tra guerra e pace. Tutte le filosofie della storia hanno considerato la guerra dal punto di vista della pace, escludendo gli aspetti "notturni" dalla loro visione del "giorno". Di qui la loro incapacità di comprendere un XX secolo in cui la vita non deve essere letta dal punto di vista del "giorno", ma della "notte", e viceversa: sono infatti le forze del "giorno" (la politica di potenza e la produzione industriale) che hanno inviato milioni di uomini nel regno della guerra, così come è stata la guerra a servirsi del "giorno" come di uno strumento di lotta. Una tale relazione tra pace e guerra riposa su una convinzione tecno-scientifica secondo cui sono solo la potenza e il potere a realizzare un senso oggettivo della realtà, altrimenti inesistente. In questo modo l’Europa è diventata un «complesso energetico» teso all’organizzazione di una nuova società del lavoro, della disciplina, della burocrazia e della produzione pianificata: il Novecento ha così condotto a «una trasvalutazione di tutti i valori nel nome della forza» (p. 138). Ma quale può essere la risposta a questa avanzata della notte voluta dalle forze del giorno? Se non una teoria, Patocka offre almeno un’indicazione: «la solidarietà tra gli scampati» che si edifica proprio nella persecuzione e nell’incertezza, là dove si è direttamente esposti alla pressione del potere. Questa solidarietà è l’unica in grado di rifiutare tutte le misure di mobilitazione che mirano a eternizzare lo stato di guerra e a governare – attraverso la minaccia della morte intesa come mezzo per realizzare una servitù estrema – non solo i corpi, ma anche le anime.