Con questo volume l”autore, docente di Sociologia all”Università Cattolica di Milano, approfondisce considerazioni che aveva introdotto in precedenti interventi sul tema del tempo. Si può dire infatti che il viaggio, la sorpresa, l”attesa, il silenzio e il dono (gli interstizi di cui si occupa qui Gasparini) hanno come denominatore comune il tempo, nel senso che sono stati modificati, alterati o annullati dal modo in cui il tempo viene a configurarsi nella società moderna. Gli interstizi, per il loro carattere residuale o marginale, sono stati poco analizzati dalle scienze sociali e questo è un vuoto da colmare, considerando ad esempio la crescente importanza assunta dal viaggio o gli stretti legami che intercorrono tra il silenzio (e l”attesa) e la religione. Nel viaggio siamo di fronte sia ad un fatto reale, che investe l”economia, la cultura, il costume, che ad una potente metafora (la purificazione, la redenzione). Il viaggiatore può esprimere con le sue scelte una manifestazione di libertà personale, l”intento di una ricerca, la sperimentazione della solitudine, il desiderio di un rapporto con gli estranei; i viaggi organizzati invece, rigidamente programmati, non solo introducono il tema dell”eliminazione dei tempi morti (nel lavoro e nella società), ma anche la quasi totale scomparsa della “sorpresa”, che viene surrogata con un”accentuata propensione per i divertimenti “estremi”. Al tempo è anche collegato il tema dell”attesa, che l”autore distingue tra previsione e sospensione. Quest”ultima, quando si colora di speranza, ha anche attinenza con la religione, con lo scarto tra il tempo della vita quotidiana e quello della vita oltre la vita. In questo significato vengono riscoperte anche altre “virtù” interstiziali quali la pazienza, la lentezza, la gradualità, il rispetto dell”alterità, cioè della temporalità degli altri. L”attesa richiama anche il silenzio e il dono. Pur essendo negazione della parola, il silenzio è strumento di comunicazione. Ciò è particolarmente vero nella religione dove il silenzio e la parola non sono in contrapposizione, ma intrattengono un rapporto sinergico. Il silenzio inoltre permette l”ascolto, consente il dialogo (con gli altri e con se stessi) e rimanda, nella sua dimensione collettiva, all”osservanza delle regole. La difesa degli spazi del silenzio, compromessi da una società perennemente attiva, significa anche difendere il valore in senso forte della comunicazione.