Nella sua dinamica religiosa il cristianesimo ha percorso un cammino di confronto con la matrice giudaica e la cultura ellenistica. L’autore sottolinea in particolare il ruolo che le esperienze carismatiche, profetiche e il confronto con lo gnosticismo del II e del III secolo hanno avuto nella definizione dell’identità del cristianesimo. Ruolo centrale hanno avuto i conflitti intrareligiosi, legati alla gestione dei differenti tipi di potere e di risorse – materiali e simboliche – per la formazione e il mantenimento di quella struttura ecclesiastica che si impose poi come chiesa di stato a partire dall’epoca costantiniana. Intorno a questa struttura rimase attivo il profetismo con le sue varie funzioni: divinatrice, riformatrice, politica, escatologica, esegetica, ecclesiale. Esso è un fenomeno non solo rilevante, ma anche specifico e distintivo della storia cristiana, da non confondere, sottolinea Filoramo, né con l’apocalittica né con l’escatologia. Il profetismo non si riduce alla sola dimensione escatologica perché pertiene a un’altra sfera dell’esperienza religiosa, quella appunto della comunicazione tra piano divino e piano umano. Quindi anche se il cristianesimo delle origini ha finito per assegnare un ruolo privilegiato alla figura del profeta escatologico, occorre tenere presente che lo statuto del profeta e la sua forma di legittimazione trovano fondamento nel fatto che egli è chiamato a mediare la volontà morale di Dio. La storia del profetismo cristiano è sovente storia di movimenti non soltanto messi in moto da una figura profetica, ma anche organizzati da essa. La progressiva emarginazione dei carismi profetici costituisce un aspetto essenziale dei conflitti attraverso i quali, da una pluralità di cristianesimi e di comunità in competizione, si venne costituendo quella prospettiva istituzionale in grado di controllare direttamente le differenti forme di comunicazione tra divino e umano, che doveva contribuire in modo decisivo alla costituzione del cristianesimo come fenomeno unitario. L’ultima parte del volume è dedicato all’esame dello gnosticismo (cui Filoramo dedica da anni un’attenzione costante) e alla storia degli studi, sottolineando da un lato le sue origini cristiane e dall’altro che l’identità cristiana si è ben definita già alla fine del II secolo, proprio come esito della lotta contro gli gnostici. Filoramo ricorda la capacità di penetrazione e diffusione della gnosi grazie alla presenza di scritture che denotavano l’esistenza di un retroterra culturale non superficiale da parte degli utilizzatori di quei testi. Punti di forza della propaganda gnostica, ricorda l’autore, furono il posto privilegiato che vi occupavano le donne e l’agone esegetico come campo privilegiato di confronto e proselitismo nei confronti dei cristiani meno agguerriti.