In un panorama caratterizzato dall?accentuazione di differenziazione e frammentazione è molto difficile trovare le vie concrete, quotidiane del dialogo sul versante religioso. Il pluralismo religioso è ormai un dato di fatto anche in Italia e viene vissuto e percepito come un problema, soprattutto a causa di un indebolimento dell?identità del credente e della poca abitudine a rapportarsi con l?altro sul piano della fede. Questo libro si propone ? in perfetta continuità con il lavoro politico e di ricerca dell?autore ? di fornire alcune parole chiave con cui concretizzare l?aspirazione all?incontro tra le fedi. Identità/differenza, empatia/passione, ascolto, conoscenza, decentramento, accoglienza/mitezza, racconto: sono i lemmi di quel vocabolario che, sostiene Salvarani, può aiutare a divulgare una ?pedagogia del dialogo? da praticare nella pastorale ordinaria, nella ferialità dell?annuncio evangelico di ogni giorno, per farlo uscire dal ristretto campo degli incontri teologici. Per questo motivo ogni lemma è commentato alla luce di un testo biblico ? che costituisce il grande codice della nostra cultura e la cui conoscenza permette la costruzione dell?identità cristiana (per troppo tempo il senso comune del dialogo ecumenico e interreligioso ha predicato che esso si sarebbe potuto realizzare rinunciando alla propria identità religiosa). Vi è inoltre un costante richiamo alle molte esperienze comuni attraverso cui si sta costruendo un tessuto di incontri tra religioni anche nel nostro paese. Il dialogo di vertice infatti, si afferma nel libro, non sta mostrando particolari segni di avanzamento: occorre quindi, in questa fase, insistere soprattut-to sul dialogo ?delle vite? e su quello ?delle opere?, creando le condizioni indispensabili per poter poi tornare a lavorare in campo teologico, non dimenticando la lettura degli insegnamenti presenti nella rivelazione biblica, nella storia della Chiesa e nei documenti del magistero (oltre ai numerosi ?gesti di dialogo? compiuti da Giovanni Paolo II). Il dialogo non può che prendere le mosse, sottolinea l?autore, dall?ascolto e dalla conoscenza: in questo modo si può imparare il valore della differenza (smettendo di esserne indifferenti) e progredire nella riscoperta di una spiritualità fondata sul silenzio (quanto mai necessaria in questo tempo di grida). Parimenti è necessario riportare il dibattito dal piano metafisico a quello delle pratiche umani e sociali, auspicando un maggior coordinamento da parte di tutte le istituzioni coinvolte (non ultima la scuola, in cui dovrebbe ritrovare una collocazione adeguata lo studio dei fenomeni religiosi, fondamentali per la formazione e la crescita culturale).